Rossini Art Site

Team Building

L’esperienza di team building al Rossini Art Site

Durante l’attività i collaboratori sono stati divisi in gruppetti. A turno, ognuno è stato bendato e accompagnato dagli altri compenti del gruppo presso una delle sculture del parco. Qui, i colleghi hanno descritto l’opera a chi non poteva vederla, provando anche a dare un’interpretazione del suo significato e aiutando in un’esplorazione tattile della stessa.

La persona bendata ha poi provato a disegnare l’opera basandosi sulle descrizioni e sull’esplorazione tattile. Una volta terminato, si è passati al collega successivo, spostandosi presso una nuova installazione. Le operatrici del sito hanno raccontato la storia e il significato delle opere appena esplorate prima di ogni tappa successiva.

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Valore dell’apertura

Professional Link ha undici valori fondativi che cerchiamo di coltivare ogni giorno nel nostro lavoro, ma anche con attività specifiche. Tra questi valori spicca quello dell’apertura, che abbiamo coltivato anche con questa esperienza di team building.

Questa attività ci ha aiutato a lavorare sul valore dell’apertura sia dal punto di vista mentale sia da quello sensoriale. I partecipanti hanno infatti esperito le opere d’arte utilizzando sensi diversi dalla vista e si sono affidati alla guida dei colleghi (non i soliti compagni di scrivania, ma colleghi di altri reparti). Questo ha favorito anche la fiducia, poiché ogni partecipante si è prodigato affinché il collega bendato fosse messo nelle migliori condizioni per realizzare l’opera e si sentisse a suo agio.

Il Rossini Art Site racconta della vita di un uomo e della sua famiglia.

Quest’uomo è mio padre, Alberto. Nato fra le due guerre, parte di quella generazione che ha avuto il compito di ricostruire, che ha vissuto la durezza dei momenti ma anche l’entusiasmo della rinascita.

“Entusiasmo” è proprio una di quelle parole che dipingono meglio mio padre, capace di profondere tutte le sue energie per il lavoro e per la sua azienda, ma allo stesso tempo di sviluppare molteplici interessi, soprattutto per quella che definiva una cosa che non tradisce mai: l’arte. E, nello specifico, quella a lui contemporanea.

Per Alberto l’arte contemporanea non era solo legata all’acquisire o al collezionare opere; per mio padre l’arte era un mondo in cui calarsi, affascinante e stimolante. Nella nostra casa, commissionata all’architetto Gianfranco Frattini, tra le colline dell’alta Brianza, si alternavano di continuo artisti ed esponenti della cultura, calorosamente ospitati con il grande supporto di mia madre Luisa, in un clima sempre confidenziale, fra un risotto e un bicchiere di vino.

In quegli anni indimenticabili nacquero grandi collaborazioni e grandi progetti: la Suite milanaise di César, la produzione in scala monumentale di lavori dei grandi amici Consagra e Cascella, l’impresa della realizzazione in meno di un mese della maquette per la Biennale di Architettura di Venezia con Fuksas, i mastodontici Tulipani con l’amico di sempre Franz Stàhler, che per anni visse nella nostra casa.

Per mio padre queste sfide erano gioia di vivere e il modo per tenere a bada un dolore impossibile da cancellare, quale fu la devastante scomparsa prematura di nostro fratello Pietro, a cui è stato dedicato il Padiglione progettato da James Wines dello studio SITE di New York. Wines è un architetto che ha una spiccata sensibilità e capacità di dialogare con la natura e il verde circostante, e in questo ebbe grande affinità con mio padre, così legato alla campagna, amante delle piante e degli animali.

lo e mio fratello Matteo saremo sempre grati a lui, per tutto quello che ci ha insegnato e ci ha lasciato, ma soprattutto per l’amore che ha riversato sui nipoti, il suo bene più grande e a cui, in fondo, ha sempre pensato mentre plasmava questo spazio.

È per questo motivo che il luogo è un tutt’uno: non si può scindere la grande collezione di opere né dal Padiglione di Wines né dalla collina coi suoi paesaggi e il piccolo laghetto, perché tutto questo prende senso nell’Insieme, un luogo che per noi è unico, ma che mio padre non ha mai tenuto ad uso esclusivo, bensì sempre aperto al piacere di mostrarlo a chiunque ne fosse interessato.

Oggi, dal nostro tempo e al di là delle rispettive professioni, io, mio fratello, mia madre, le nostre mogli e figli cerchiamo di dedicare sempre delle energie per tentare di mantenere vivo quello spirito, nella speranza che questo luogo rimanga nel tempo una piccola traccia di cultura e che consenta a chiunque lo voglia di entrarvi in contatto, interpretandolo e apprezzandolo.”

Tratto da: www.rossiniartsite.com